Il disturbo da alimentazione incontrollata (noto anche come disturbo da binge eating) è caratterizzato da ricorrenti episodi di “abbuffata” durante i quali la persona mangia, in un determinato periodo di tempo, un’eccessiva quantità di cibo con la sensazione di perdere il controllo sul comportamento (ad esempio, non riuscire a smettere di mangiare o controllare cosa o quanto si sta mangiando). Durante questi episodi inoltre le persone riferiscono di:
mangiare molto più rapidamente del normale;mangiare fino a sentirsi sgradevolmente pieni;mangiare grandi quantità di cibo anche se non ci si sente affamati.
Perché succede?
Mangiare non vuol dire solamente introdurre alimenti per rispondere a un bisogno fisiologico che il nostro corpo ci richiede, ma è anche un comportamento carico di significati legati alle nostre emozioni e alle nostre relazioni. Non sempre infatti la fame è ciò che ci spinge a mangiare. Ecco che in alcuni casi può capitare di rivolgersi al cibo per ottenere conforto o ridurre lo stress (“fame emotiva”).
Quando tuttavia quest’ultima modalità si consolida come una strategia rigida e ricorrente che la persona – non consapevolmente – mette in atto al fine di gestire determinate emozioni, ecco che questa si trasforma in uno schema non più funzionale per la persona, diventando fonte di un marcato disagio emotivo.
Ecco che dopo le prime sensazioni di piacevolezza, sollievo, conforto, gratificazione che le persone sperimentano durante l’assunzione di cibo, subentrano senso di colpa, disgusto verso se stessi, vergogna, rabbia verso il proprio discontrollo. Le abbuffate portano così ad un peggioramento dell’umore che a sua volta può riportare all’assunzione di cibo con finalità di conforto, instaurando un circolo vizioso che mantiene il comportamento problematico.
Cosa fare?
In questi casi, un approccio multidisciplinare che coinvolga più figure professionali (medico endocrinologo, nutrizionista, psicologo) è considerato l’intervento più efficace nella gestione del comportamento alimentare. Nello specifico, la psicoterapia può aiutare la persona a diventare consapevole degli stati mentali – emozioni e pensieri – che stanno alla base dei sintomi e trovare strategie alternative che portino ad un cambiamento.
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